Chaco Canyon: divieto ventennale alle trivelle nella riserva sacra degli Indiani d'America
Dovevano qui sorgere tra i 2,300 e 3,100 pozzi di petrolio e di gas.
Ci sono voluti tanti anni e tante amministrazioni, ma alla fine ecco qui: l’amministrazione Biden vietera’ le trivelle da petrolio e gas per 20 anni a Chaco Canyon, sito UNESCO e sacro agli indiani d’America che si trova nel New Mexico.
Un grande plauso va al segretario dell’interno, Deb Haaland, che e’ anche lei Indiana d’America e che propone di togliere ogni concessione mineraria federale nel raggio di 10 miglia da Chaco Canyon.
A Chaco Canyon, ora un parco nazionale e uno dei siti archeologici piu’ importanti degli USA, hanno vissuto tribu’ pre-Colombiane dall’850 al 1300, i Navajo, gli Hopi e i Pueblo. Non si sa perche’ e’ stato abbandonato, ma sono stati rinvenuti referti di vario genere: vasi, gioielli, strumenti musicali, attrezzi agricoli che fanno pensare ad una societa’ complessa ed avanzata. Proteggere il sito e’ stata una decisione del presidente Theodore Roosevelt nel 1907.
Il succo della questione e’ che appena sentita la parola trivelle nel 2015, sotto Obama, le tribu’ indiane ed gruppi ambientalisti sono andati in subbuglio. Nel 2017 Trump inizia la vendita delle concessioni ma a causa di tutte le proteste, il segretario dell’interno sotto Trump, Ryan Zinke, nel 2018 ha dovuto fermare tutto chiedendo ulteriori studi ambientali. Ovviamente la risposta di questi studi e’ stata: tuttapposto. Cosi’ sono stati approvati 2,300 pozzi. Che potevano pure essere 3,100.
Si, fino a 3,100.
Apriti cielo.
Per fortuna alla fine del 2020 il Congresso resosi conto dell’assurdita’ della questione, e grazie alle pressioni incessanti di tutti quelli che avevano Chaco a cuore, ha iniziato ad approvare una serie di moratorie, studi, e a condurre incontri pubblici per fermare queste trivelle, almeno nelle immediate vicinanze del sito.
E adesso siamo qui, ad una moratoria di vent’anni e per un raggio di 10 chilometri. E’ una bella notizia, ma come sempre, occorre vigiliare perche’ i petrolieri, quelli non mollano mai.
E infatti hanno gia’ detto che 10 miglia sono troppe.
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Qui un po di puntate vecchie:
L'amministrazione Trump ha venduto i diritti per trivellare l'area, il sito archeologico e i resti degli indiani d'America sono irrilevanti.
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"The corporations don't care. They come and go and tear up the places. They do their thing and away they go and somebody else, somewhere else is getting rich off this land, not us"
Sarah Jane White, Diné
Vale per il New Mexico, vale per la Basilicata
Uno direbbe che i siti Unesco servono per preservare paesaggi, memorie e tradizioni. Non per farci dentro il fracking.
Ma evidentemente non tutti pensano cosi. Nello stato del New Mexico, un gruppo di Navajo ha chiesto alla corte statale di non trivellare nel San Juan Basin perche', secondo loro, le trivelle danneggeranno un sito storico UNESCO considerato sacro dalle tribu Navajo, Hopi e Pueblo.
Gli attivisti indiani, riuniti nel Diné Citizens Against Ruining Our Environment assieme ad altri gruppi nazionali fra cui il National Defense Resource Council di Robert Redford, hanno denunciato l'ente americano che gestisce i terreni pubblici - il US Bureau of Land Management (BLM) - e il Dipartmento dell'Interno per poca trasparenza, e hanno presentato la richiesta di rendere nulli 130 permessi di fracking dati dal BLM perche' contrari al National Environmental Policy Act e il National Historic Preservation Act.
Dine' e' la parola indiana per Navajo. Sono arrivate oltre 170,000 lettere di protesta da tutta America.
Siamo nel cuore del Chaco Culture National Historical Park, dove sorgono le rovine di Anasazi, localita' scavata nella roccia oltre 1000 anni fa. Chaco e' nota come la culla della civilta' degli indiani d'America ed e' inserita nella lista dei World Heritage sites UNESCO. La motivazione ufficiale e' che e' "remarkable for its monumental public and ceremonial buildings and its distinctive architecture unlike anything constructed before or since.”
Vediamo chi la spunta. Si aspetta una decisione del governo entro la fine dell'anno 2015.