Danimarca: per liberarsi dalla tirannia del gas russo, investono nei carburanti non fossili
Nel 2021 il 67% di energia elettrica in Danimarca era rinnovabile.
La Danimarca va avanti nella sua corsa con le rinnovabili: nel 2021 siamo arrivati al 67% di energia elettrica derivata da fonti non fossili. La componente maggiore e’ il vento, al 47%, seguita dalle biomasse all’11%, dal sole al 4% e poi altre fonti con contributi minori.
Adesso con la guerra russo-ucraina i danesi fanno un altro passo: invece di dire incentiviamo gas e petrolio in casa, invece di preparare i rubli per comprare il gas di Putin, invece di supplicare Algeria o Venezuela per dargli piu’ petrolio e gas, dicono di voler accellerare la produzione di carburante green da fonti rinnovabili per i trasporti.
Il piano stanziera’ circa 180 milioni di dollari per la messa a punto di tecnologie e per l’ottimizzazione di carburanti no-petrolio per i viaggi in strada, in mare e in aria. Gia’ qualche tempo fa il primo ministro Mette Frederiksen aveva parlato di rendere tutti i voli interni fossil-fuel free entro il 2030 e i primi prototipi sono gia’ partiti.
Il putiferio scatenato da Putin li ha resi piu’ risoluti.
E’ bene ricordare che il parlamento danese si era gia’ posto l’obiettivo di arrivare alla neutralita’ carbone entro il 2050 e questo e’ adesso legge.
Ma, qual’e’ la storia della Danimarca? Perche’ fanno questo?
Perche’ hanno molto sofferto durante la crisi petrolifera del 1973 e hanno deciso che mai e poi sarebbero rimasti indifesi di fronte agli intrighi dei paesi produttori di petrolio, delle sette sorelle, e di altri fattori geopolitici molto piu’ grandi di loro.
Avrebbero trovato un modo.
A suo tempo decisero di sfruttare le fonti interne di petrolio e gas.
Non e’ molto noto, ma la Danimarca in realta’ ha grandi riserve di petrolio e di gas nei mari del nord, come la Norvegia o la Scozia. Pero’ in concomitanza con l’industria petrolifera decisero di portarsi avanti anche l’energia dal vento e dalle biomasse in eccesso dall’agricoltura.
Queste cose insieme portano la Danimarca a generare, nel 1998, piu’ energia di quanto non consumasse. Che fare? Siccome sono bravi con l’energia rinnovabile, e siccome e’ piu’ facile trasportare greggio e non energia eolica, decisero di esportare il loro petrolio. Lo fanno da quasi venti anni e lo faranno fino al 2026 almeno, in concomitanza con la durata stimata dei loro giacimenti esistenti. Per di piu’ nel 2020 il governo ha annunciato la fine dell’esplorazione di oil and gas.
Cioe’ anche se ce ne fosse ancora di petrolio e gas nel paese, game over per le trivelle.
La Danimarca ha anche in atto un sistema di risparmio energetico e di efficenza dell’uso dell’energia che si stima diminuira’ la richiesta di energia di circa il 3% quando il programma sara’ completato. Esistono forti programmi per l’incentivo delle auto ibride o elettriche, e per il solare anche se di sole non ne hanno tanto. Hanno pure creato un sistema di stoccaggio dell’energia eolica in eccesso su un isola artificiale, dove immagazzineranno fino a 10GW di energia. L’energia eolica in eccesso potra’ poi essere usata per alimentare centrali di produzione di idrogeno per il trasporto. E infine ci sono nuovi progetti per ottimizzare la distribuzione dell’energia elettrica dalle turbine alle case, con nuovi cablaggi sottoterra.
Ecco non abbiamo che da imparare e da adattare al caso Italia, perche’ tutto questo e’ uno schiaffo morale a Cingolani e Draghi e a tutti quelli che li hanno preceduti.
La domanda resta: e se nel 1973 anche in Italia qualche politico illuminato avesse deciso di fare come la Danimarca? A solarizzare il paese? Dopotutto, quello che il vento e’ per la Danimarca, il sole lo e’ per noi.
Ci saremmo portati avanti di 40 anni almeno e forse non staremo dove siamo oggi, a trivellare l’intrivellabile.