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Fukushima: dopo il nucleare, il sole
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Fukushima: dopo il nucleare, il sole

Sorti 11 campi solari e 10 eolici su terreni contaminati. L'obiettivo e' 100% rinnovabile entro il 2040; ora siamo al 43%.

Maria Rita D'Orsogna
Apr 15
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Fukushima: dopo il nucleare, il sole
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Campi solari a Futaba, prefettura di Fukushima

Chi potra’ dimenticare Fukushima? Qui nel 2011 si succedettero un terremoto e uno tsunami che portarano danni immensiu alla centrale nucleare Daiichi con rilascio di materiale radioattivo dappertutto, ambiente, aria e mare.

Sono passati 11 anni da allora ed il sito e’ risorto come una centrale per l’energia rinnovabile. In primis il sole.

Siamo nel nord-est del Giappone.

Ovviamente i campi tutt’attorno alla centrale nucleare non sono piu’ praticabili per l’agricoltura e cosi si e’ ben pensato di adattare l’area con pannelli solari, grazie a investimenti miliardari da parte del governo e di compagnie private.

Sono state costruiti (o sono in fase finale di allestimento) 11 campi solari e 10 campi eolici come ripora la stampa giapponese la maggior parte in prossimita’ delle cittadine di Futaba e Tomioka.

Prima, in assenza del solare
Dopo (2021): sorti vari campi solari attorno alla centrale nucleare.

Nel 2014, la prefettura di Fukushima aveva annunciato di volere generare tutta la sua energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2040.

E vanno avanati galoppando: nel 2011, anno dell’incidente, si era al 24% di energia rinovabile; nel 2020 questo numero era piu’ che raddoppiato: con le rinnovabili che forniscono il 43% percento dell’energia nel circondario.

Prima dell’incidente, il nucleare in Giappone forniva circa il 25% dell’elettricita’ del paese. Dopo l’incidente dovettero chiudere tutto e per diversi anni sono rimasti a meno dell’1% da fonti rinnovabili. Adesso siamo piu’ o meno attorno al 7% di nucleare grazie a una forte crescita di sole e vento e idroelettrico.

Basta solo pensare che si erano posti l’obiettivo del 25% rinnovabili entro il 2030 e ci sono arrivati nel 2020!

Passare dal nucleare e petrolio ad altro (sole, vento, risparmio energetico) e’ un processo lungo ma che occorre fare, investendo tempo ed energia e politica. Draghi e Cingolani adesso scoprono la de-burocratizzazione, gli incentivi, il sole sui tetti. Ma.. farlo prima?

Tutto questo mostra che occore volerlo e impegnarsi.

E ovviamente resta la domanda: e se in Giappone (o in Italia!) avessero deciso di spingere con le rinnovabili 50 anni fa, come la Danimarca, invece di nuclearizzarsi o di petrolizzarci o di dipendere da Gheddafi?

Quanto dolore e quanta morte sarebbero stati risparimati, ai residenti di Fukushima, ai pesci del mare e al mondo intero?

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