L'Ucraina in guerra costruisce campi eolici
Accese a Marzo 12 turbine nuove, parte di un ambizioso progetto per generare meta' dell'energia elettrica del paese dal vento.
Siamo strane creature noi esseri umani. La speranza e il guardare verso il futuro con ottimismo sono difficili da estinguere completamente. E questo anche quando la situazione e’ disperata: nonostante le parole che diciamo, c’e’ qualcosa di viscerale che ci fa guardare al futuro nonostante tutto.
E questo vale anche per l’Ucraina martoriata dalla guerra con la Russia dove viene installato un nuovo campo eolico.
Ci sono rifugi anti-bombe, ci sono le sirene, ci sono operazioni di preparazione sul “cosa fare se”, ci sono tute protettive in questo campo. Ci sono stati pure morti. Ma i lavori vanno avanti.
La ditta che costruisce il tutto e’ ucraina e si chiama DTEK.
In questi giorni hanno acceso 12 nuove turbine.
Nuove di zecca, a 60 km dal fronte.
Siamo in localita’ Tiligul, nella regione di Mykolaiv e le turbine serviranno ad alimentare le case di tante famiglie dell’Ucraina del sud.
Altre 7 turbine, fornite dalla danese Vestas, saranno presto installate ed assieme alle 12 gia’ installate daranno 114 megawatt di energia. L’obiettivo finale per Tiligul e’ di generare circa 500 megawatt di energia, per dare energia a 500 mila famiglie. Ma la DTEK ha obiettivi ancora piu’ grandi: di arrivare alla produzione di 30 gigawatt (30,000 megawatt) di energia entro il 2030 e di generare meta’ dell’energia del paese dal vento. Un giorno, vorranno esportarne anche verso il resto d’Europa.
L’Ucraina e’ stata a lungo indietro nei suoi progetti “green”. A parte l’idroelettrico che genera circa il 35% dell’elettricita’ hanno iniziato con sole e vento solo una decina di anni fa. Nel 2009 solo il 3% del fabbisogno dell’energia elettrica veniva dal solare e dall’eolico. Nel 2020 si era arrivati al 12%, con circa 10 gigawatt di energia installata.
E poi sono arrivati i soldati di Putin.
Il progetto Tiligul invece era gia’ stato approvato e progettato prima della guerra. Con l’avvento delle bombe, e dei militari, la domanda e’ diventata: e adesso? Cosa facciamo?
Un anno fa, il CEO della DTEK, Oleksandr Selyshchev, decise di andare avanti, convinto che l’Ucraina avrebbe avuto la meglio e appunto, convinto dell’utilita’ del progetto per la nazione prima e dopo la fine della guerra.
Non e’ tutto cosi’ idillico.
L’Ucraina e’ un paese con alto tasso di corruzione e la ditta costruttrice, la DTEK, era inizialmente una ditta che estraeva carbone. Il proprietario e’ un oligarco ucraino, Rinat Akhmetov, che ha iniziato la sua carriera energetica comprando vecchi impianti petroliferi dell’era sovietica.
Ma in anni recenti hanno deciso di svoltare verso il vento, e di costruire impianti che possano generare energia da fonti rinnovabili. Molto di questo viene fatto per interesse: l’infrastruttura del carbone e’ vecchia, le miniere semi esaurite, e il carbone in quanto investimento e’ in forte calo in tutto il mondo.
E quindi l’idea di riciclarsi con il vento.
Quali che siano il passato ed i motivi di questa DTEK e’ pero’ interessante che abbiano perseverato nell’obiettivo di installare giganti turbine a vento, specie considerato che siamo vicino al fronte e al confine con la Russia.
A parte il dover costruire infrastruttura specifica di supporto bellica (appunto i rifugi e le sirene e il vestiario anti-bombe) non hanno potuto piu’ fare affidamento su lavoratori stranieri. E cosi hanno fatto formazione ex-novo a residenti locali, quelli che per vari motivi non erano potuti andare sul fronte.
Gli orari erano tutti a casaccio e si lavorava quando non c’era il pericolo di attacchi.
Ma ce l’hanno fatta.
Le turbine saranno utili agli ucraini, visto che i russi continuano a bombardare l’infrastruttura energetica del paese. La generazione di energia eolica e’ piu’ difficile da bloccare perche’ e’ piu’ distribuita rispetto all’energia fossile. Le turbine sono tante, lontane le une dalle altre e facili (relativamente parlando) da sostituire. Una bomba o un missile non puo’ colpirle tutte insieme, e qualcosa restera’ sempre in piedi. La centrale invece fossile e’ una, e difficile da riparare se messa fuori gioco da enti nemici. Una bomba puo’ fermare tutto per mesi. Senza contare i disastri ambientali.
A riprova di tutto questo c’e’ un campo solare operato sempre dalla DTEK nella regione Kherson danneggiata da missili e bombe russe che e’ stato riparato dopo poche settimane. Le case nel circondario sono ora illuminate, cosa che sarebbe stata impossibile dopo cosi poco tempo se invece ci fosse stata una centrale fossile.
La DTEK e’ fra i maggiori operatori di energia del paese e in questo anno ci sono anche state storie eroiche di operai morti, visto che l’infrastruttura energetica e’ stata presa di mira da Putin, e visto che qualcuno deve lo stesso riparare, fare manutenzione, gestire. In totale sono morti almeno 114 operai della DTEK colpiti da missili o fuciliati dai russi.
Il presidente dell’EU, Ursula von der Leyen, dal canto suo annuncia che presto ci saranno operazioni per installare pannelli solari sui tetti di ospedali, scuole, i vigili del fuoco, ed altri uffici pubblici per evitare il caos totale in caso di bombardamenti. Sul lungo termine si spera che questi investimenti restino e si diffondino a larga scala anche dopo la guerra.
Sara’ un po come dopo la seconda guerra mondiale.
Una volta che la guerra finira’ , speriamo presto, il paese dovra’ essere ricostruito e ci saranno tante decisioni da prendere, prima fra tutte che sistema energetico dare al paese. Tutti fanno il tifo per rinnovabili in Ucraina, che cosi’ potra’ diventare una specie di laboratorio energetico del 21esimo secolo.
Per adesso pero’ la guerra continua.
Comunque vada a finire, anche se con l’amaro in bocca, quelle 12 turbine sono gia’ un miracolo.